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Umberto Ranieri, Carlo, Emanuele Giovanni, Maria, Ferdinando, Eugenio di Savoia, primo figlio di Vittorio Emanuele II, ancora Re di Sardegna, nasceva a Torino il 14 marzo 1844. Come da tradizione, appena adolescente, venne avviato alla carriera militare partecipando, giovanissimo, nella II guerra d’Indipendenza. Combatté anche nel 1866, sempre contro l’Austria, ottenendo, per il comportamento tenuto a Villafranca, la medaglia d’Oro al valor militare. Nel 1866, a Torino, sposava la Principessa Margherita, destinata diventare la prima regina dell’Italia. Dall’unione nacque, nel 1869, il principe Vittorio Emanuele che sarebbe salito a Trono come Vittorio Emanuele III. Fu l’unico figlio della coppia. Alla morte del Padre, avvenuta nel 1878, ascese al Trono con il difficile compito di sostituire un figura, quale quella del 1° Re d’Italia, entrata prepotentemente nell’immaginifico popolare come “Padre della Patria”. Di qui la necessità di farsi conoscere in possibile località. Supportato dalla Consorte, per l’intero suo regno viaggiò in ogni regione italiana, riscuotendo sempre vasti consensi, in parte dovuti al fascino della Regina. Uomo dotato di non comune coraggio personale, volle sempre essere presente nelle zone colpite da catastrofi naturali o epidemie. Fu a Napoli del 1884, per l’epidemia di colera che colpì la città, visitando tutti gli ospedali cittadini; fu in Veneto per la piena dell’Adige, a Casamicciola per il terremoto che sconvolse la cittadina, a Busca, sempre per un’epidemia di Colera. Conservatore in politica, avallò le velleità coloniali, in particolare, del governo Crispi, intendendo con ciò, dare lustro al Paese. In politica estera fu favorevole al riavvicinamento con Germania ed Austria in funzione, principalmente, anti francese. I difficili anni di fine secolo, caratterizzati, non solo in Italia, da sommosse sociali, videro l’imposizione dello stato di assedio in diverse province. Drammatici gli scontri di Milano del maggio 1898, in cui la truppa cannoneggiò la folla. Molto criticata la decisione del Re di concedere un’onorificenza al Generale che aveva condotto la repressione. Il 29 luglio 1900, durante un manifestazione sportiva a Monza, il Re venne assassinato da un anarchico, Gaetano Bresci. Vittima già tre attentati durante il suo Regno, soleva portare un cotta di acciaio sotto la camicia che però, quella sera, non portava per il caldo torrido. La sua morte colpì moltissimo la pubblica opinione, che lo definiva il “Re Buono”. Venne sepolto nel Pantheon di Roma.
Franco Ceccarelli
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