L'Ara Pacis - Moruzzi Numismatica – Monnaies et papier monnaies à Rome

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L'Ara Pacis

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Quando, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia, dopo aver portato a termine con successo i programmi prestabiliti, il senato decretò che per il mio ritorno dovesse essere consacrato l’altare della Pace Augusta vicino al Campo Marzio, e ordinò che su di esso i magistrati, i sacerdoti e le vergini Vestali facessero ogni anno un sacrificio”. E’ con queste parole che Augusto nelle Res Gestae (12), ci ha riferito la volontà del Senato di costruire un altare alla Pace, a seguito delle imprese da lui portate a termine a nord delle Alpi tra il 16 e il 13 a.C., tra cui il controllo definitivo dei valichi alpini, la visita alla Spagna finalmente pacificata, la fondazione di nuove colonie e l’imposizione dei nuovi tributi.  L’altare dedicato alla pace veniva così a trovarsi, non a caso, al centro del vasto pianoro sul quale tradizionalmente si svolgevano le manovre dell’esercito, della cavalleria e, in tempi più recenti, le esercitazioni ginniche della gioventù romana.  Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze dell’arte augustea e simboleggia la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana. La dedicatio ebbe luogo il 30 gennaio del 9 a.C., data importante perché compleanno di Livia, moglie del princeps.

L’edificio era collocato nel Campo Marzio a pochi passi dalla via Flaminia e ai bordi della grande piazza dell’Horologium, l’enorme orologio solare tra le piazze del Parlamento e di S. Lorenzo in Lucina. Proprio l’obelisco egiziano, che era utilizzato come braccio indicatore (oggi in piazza Montecitorio), il 23 settembre di ogni anno avrebbe dovuto puntare la sua ombra verso l’ingresso dell’Ara Pacis a ricordare la data di nascita di Augusto. L’Ara, che è già rappresentata su monete di Tiberio dedicate al Divus Augustus Pater, ritorna anche su alcune emissioni neroniane: il conio è visibilmente di modesta fattura, non curato nei particolari come nelle serie tiberiane, ma la leggenda ARA PACIS non lascia dubbi sulla sua identificazione. Con questa emissione Nerone avrà voluto ricordare lo stesso Augusto ma anche la sua dinastia, la Claudia, che era presente e rappresentata attraverso i suoi più importanti membri sui fregi laterali del recinto esterno della stessa Ara. Nel fregio del lato sud, rimasto integro, sono riconoscibili Augusto e i maggiori rappresentanti di casa imperiale sistemati in fila, secondo un preciso ordine gerarchico di discendenza. All’epoca della dedica del monumento, nel 9 a.C., Nerone non era ancora nato, ma sono raffigurati i nonni paterni, Antonia Maggiore e L. Domizio Enobarbo e i figli, Domizia e soprattutto Cneo Domizio, il padre di Nerone, morto quando lui aveva circa 3 anni.


Francesca Barenghi

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